L’edificio è stato commissionato dalla Confraternita detta della Morte, esistente sin dal 1260 presso la chiesa di santa Maria dell’Argine. Nel XVI secolo l’associazione religiosa trovava poi sistemazione nella chiesa di San Silvestro, denominata della “Morte Vecchia”.
La Chiesa di San Cristoforo, detta “della Morte Nuova” viene edificata a partire dall’anno 1687 ed inaugurata nel 1690. Fu costruito su progetto di Domenico Valmagini (Brusimpiano, 1649-Arcisate 1730), architetto luganese al servizio della corte farnesiana.
Per questo edificio, eretto su via Genocchi angolo via Gregorio X, Domenico Valmagini ideò una suggestiva impostazione per angolo. L’architetto ideò per l’edificio una non consueta copertura a cappello, sormontata dal cupolino della lanterna. Di qualche anno più anziano di Ferdinando Galli Bibiena (Bologna, 1657 – 1743), il Valmagini sfruttò le potenzialità scenografiche offerte dal luogo. La peculiarità dell’impianto del piccolo edificio, con ingresso “per angolo” ha indotto gli studiosi a ipotizzare una fase collaborativa del Bibiena nel momento progettuale.
La soluzione “per angolo” ideata per l’ingresso all’oratorio e per il campanile, inedita a Piacenza, rimanda alle sperimentazioni condotte da Ferdinando nel settore della quadratura e sulle scene in teatro, e alla “veduta per angolo” nella decorazione dell’oratorio del Serraglio a S. Secondo Parmense compiuta tra il 1685 e il 1687.
All’interno dell’edificio è ancora intatto il magnifico apparato pittorico realizzato da Ferdinando Galli Bibiena, con stucchi del comasco Cristoforo Appiani e di Paolo Frisoni, “stuccatore di sua Altezza Ser.ma”, documentato fra gli stipendiati corte farnesiana dal 1686 al 1692.
L’impostazione teatrale è suggerita dall’accordo tra architettura reale, nicchie e palchetti, e quella invece dipinta a quadratura dal Bibiena e dal Natali.
Sugli altari laterali sono esposte pale di Ambrogi Besozzi e Robert De Longe.