La ricostruzione del santuario, rimasto in stato di abbandono a partire dal 1915, fu opera di Don Aldo Castagnoli che vi si dedicò dal 1972.
La facciata, in pietra a vista, è a capanna con portale a tutto sesto in conci di pietra, al di sopra del quale si apre una bifora ad arco analogo. Le tracce più antiche rimaste dell’edificio, che ha origini nel XIII secolo e in quello successivo è documentato alle dipendenze del monastero benedettino di Mezzano Scotti, si individuano nell’abside. A sinistra si addossa alla costruzione, di gusto romanico, la torre campanaria in pietra, a pianta quadrata, con cella aperta sui lati da bifore a tutto sesto.
L’interno ad aula presenta nella parete di sinistra un arco con cappella votiva dedicata alla Beata Vergine. Nel 1969 sono stati staccati dalla zona absidale e posizionati sulle pareti laterali due frammenti di affreschi dei primi decenni del Cinquecento, ricondotti al pittore Lazzaro Cucherla, nativo di Vigolo Val Nure. Alcuni datano le opere al 1522 sulla scorta di una iscrizione ormai lacunosa che riporta il nome dell’autore. Nelle raffigurazioni purtroppo lacunose si riconoscono santi apostoli, tra cui San Bartolomeo identificabile grazie al pugnale, suo usuale attributo iconografico. Nella parte alta del frammento di destra sono dipinti angeli musicanti.