All’interno degli spazi realizzati nel Cinquecento attigui alla Basilica di Sant’Antonino e sovrastanti la Sacrestia Capitolare si trova un piccolo museo che ospita arredi e opere d’arte provenienti dalle cappelle demolite tra il 1915 e il 1930 e altri lavori appartenenti al Tesoro della chiesa. Di notevole interesse sono due dossali lignei del Maestro del dossale di Sant’Antonino, databili entro la metà del Quattrocento: il primo (1425-30) rappresenta otto Episodi della vita di Sant’Antonino, il secondo (metà sec. XV) raffigura Dio Padre benedicente con la colomba dello Spirito Santo tra sei profeti. Un più tardo dossale (1470-1480), di pittore piacentino non identificato, reca la Crocifissione nello scomparto centrale e Sant’Agostino, San Gerolamo, San Gregorio e Sant’Ambrogio nei laterali. Tra le altre opere si segnala una Natività di Maria attribuita a Giulio Cesare Procaccini. Il museo ospita anche una Incoronazione della Vergine di Giovanni Battista Trotti detto il Malosso e due bozzetti di Robert de Longe relativi alle storie di Sant’Antonino, realizzate in presbiterio tra 1693 e 1695. Tra le suppellettili liturgiche sono sicuramente di spicco il Reliquiario della Sacra Spina realizzato dal valente argentiere locale Angelo Caccialupi nel 1641 e l’ostensorio raggiato dell’orafo tedesco Giuseppe Bauer (1717 – 1804), attivo a Roma e meglio noto in Italia come Agricola.
Il museo ospita poi la celebre brandazza, opera in ferro battuto egregiamente eseguita, un tempo impiegata nelle processioni del Corpus Domini, ascritta a manifattura locale del XVII secolo.
Degni di nota sono infine i magnifici capilettera miniati dei codici liturgici, esposti o in parte conservati nell’Archivio Capitolare, insieme a pergamene, incunaboli e altre testimonianze ragguardevoli dal punto di vista documentario.